Prestazione occasionale - parte seconda
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La scorsa settimana abbiamo iniziato il nostro “viaggio fiscale” all’interno del metodo più usato per approcciarsi al lavoro autonomo. Metodo di cui, però, si fa uso ed abuso, purtroppo!!! Di cosa sto parlando? Della prestazione occasionale, ovviamente!
Passando in rassegna le domande più frequenti che mi fate, ho verificato, ancora una volta, che c’è molta incertezza sulla redazione di una ricevuta chiamata impropriamente fattura, l’apposizione della data, della marca da bollo, ecc. quindi anche quest’oggi proviamo a dissipare qualche dubbio!
La Prestazione Occasionale può avere un contratto?
Assolutamente si, anzi deve! Quando ci si accorda per l’effettuazione di una prestazione occasionale molto spesso lo si fa verbalmente ma, e datemi retta, per esperienza personale, si tratta di una cosa assolutamente da evitare e vi spiego perchè: un committente che decide di incaricare un soggetto che esercita in modo “non professionale” per una determinata prestazione, sa benissimo di contrattare con una posizione di forza. A volte, si preferisce un accordo verbale proprio per evitare di avere documentazione che possa provare il lavoro del prestatore, e quindi, potersi porre nella condizione di non pagarlo. E’ una situazione molto più frequente di quanto possa sembrare! Ma non scoraggiarti, puoi evitare tutto ciò:
1. evitando accordi di questo tipo
2. stipulando un contratto scritto il cui oggetto riguarda lo svolgimento di lavoro occasionale.
Quali sono gli elementi di questo tipo di contratto?
1. Descrizione dell’attività che andrai a svolgere indicando tempi e modalità (fidati, devi essere quanto più preciso possibile);
2. Compenso, determinando in modo chiaro l’ammontare e, soprattutto, le tempistiche di pagamento. (MAI ACCETTARE TEMPISTICHE INDEFINITE E/O CHE NON TI SODDISFANO);
3. Oggetto, definisci in modo chiaro in quali casi puoi risolvere anticipatamente il contratto, e con quali modalità.
So che questi punti possono sembrarti aspetti banali, ma ti assicuro che nella pratica quotidiana non lo sono affatto. Di rado, vedo la sottoscrizione di un contratto di lavoro occasionale, corretta. Molto spesso ci affidiamo agli amici o ad INTERNET. Io, invece, anche se ti sembrerò di parte, ti consiglio di assistere da un legale o da un commercialista almeno per verificare che ciò che firmi ti stia tutelando.
Cosa devo fare dopo aver redatto il contratto?
Una volta predisposto il tuo contratto di collaborazione occasionale, per far valere il documento, occorre la firma da parte del tuo committente. Esso può essere:
- un soggetto privato, e quindi utilizzerai solo il suo CODICE FISCALE. In questo caso, probabilmente non riscontrerai particolari problemi nel far firmare il tuo contratto e per te sarà sicuramente un sollievo perché con il contratto di lavoro occasionale firmato puoi essere al sicuro anche in caso di mancato pagamento.
- un’impresa o un professionista dotato di partita IVA. In questo caso, le cose potrebbero complicarsi: il committente, infatti, non vorrà vincolarsi al contratto ma, come ti dicevo prima, restare nella sua posizione “di forza“.
E tu cosa mi consigli?
Il mio consiglio è quello di non accettare il lavoro senza un contratto firmato e di non rimanere molto in questa formula perché c'è una soluzione alternativa e conveniente che ti tutela di più ma di cui vi parlerò la prossima settimana.
Dopo aver svolto la prestazione, cosa succede? Il soggetto che effettua la prestazione occasionale di lavoro autonomo è tenuto a rilasciare al soggetto committente della prestazione, una ricevuta “non fiscale“ che ha carattere di “quietanza di pagamento“: la sua emissione certifica l’avvenuto pagamento della prestazione. Per questo è importante emettere la ricevuta non prima dell’avvenuto pagamento del compenso da parte del committente.
Fra gli elementi importanti di tale ricevuta, mi preme sottolineare la presenza della Ritenuta d’acconto del 20% che deve essere applicata a riduzione del compenso lordo dovuto per la prestazione. Trattasi di un acconto sulle imposte che il committente è tenuto a trattenere e versare all’Amministrazione finanziaria per conto del soggetto che presta la propria attività professionale. Attenzione però: la ritenuta d’acconto deve essere applicata soltanto nel caso in cui la prestazione occasionale è svolta nei confronti di sostituti di imposta (cioè soggetti con p.iva).
Imprese e professionisti (che non applicano il regime forfettario);
Società di persone e di capitali;
Associazioni ed enti di ogni tipo;
Condomini.
Se il tuo committente rientra tra questi devi inserire la ritenuta di acconto nella tua ricevuta per la Prestazione Occasionale. Facciamo un esempio:
Ho ancora un dubbio: quando e come di applica la marca da bollo?
Un elemento di estrema importanza è la data da attribuire alla ricevuta. Essa deve corrispondere al momento in cui il prestatore ha ricevuto il compenso da parte del committente. Come noto, la ricevuta ha la funzione di certificare al committente l’avvenuto pagamento della prestazione richiesta. Ed allo stesso tempo rappresenta strumento utile al contribuente per rendicontare i propri compensi percepiti, per la predisposizione della propria dichiarazione dei redditi.
Per la corretta compilazione della ricevuta, inoltre, è necessaria l’apposizione della marca da bollo da € 2,00 prevista dal legislatore trattandosi di una ricevuta “non fiscale“, quando l’importo oggetto della prestazione superi la soglia di €. 77,47. La marca da bollo deve riportare una data anteriore o uguale rispetto a quella di emissione della ricevuta altrimenti si incorrerà in sanzione.
Ricordo che l’importo della marca da bollo può essere chiesto a rimborso al committente della prestazione. Infine, se la ricevuta è nei confronti di committente estero, è comunque opportuno apporla, anche se non tutti la pensano così!
E’ vero che non posso superare € 5.000 di prestazioni occasionali?
Attenzione, questa soglia non ha niente a che vedere con quanto detto ai fini fiscali! Sfatiamo un altro falso mito. La prestazione occasionale non ha limite di percezione reddituale purché si rispettino i requisiti dell’occasionalità.
La soglia dei € 5.000, in pratica, funge da franchigia per i contributi previdenziali. Pertanto, i lavoratori autonomi occasionali con compensi fino a € 5.000 nell’anno solare non sono obbligati né all’iscrizione alla Gestione Separata. Nemmeno, al versamento di contributi previdenziali.
Per i soggetti che superano la soglia di esenzione, l’imponibile previdenziale è costituito dal compenso lordo erogato al lavoratore, che supera la soglia annua di € 5.000. Compenso dal quale devono essere dedotte eventuali spese poste a carico del committente e risultanti da fattura o ricevuta.
I lavoratori interessati devono comunicare tempestivamente ai propri committenti il superamento della soglia di esenzione e, solo per la prima volta, iscriversi alla Gestione. Questo a meno che non si tratti di collaboratori o soggetti assimilati già iscritti. Nella ricevuta il lavoratore si vedrà applicare la ritenuta previdenziale pari ad 1/3 del contributo dovuto. Questo in quanto i restanti 2/3 di contributo sono direttamente a carico del datore di lavoro
E quando sono obbligato ad aprire la partita IVA?
L’obbligo di apertura della partita IVA è indipendente dal volume di compensi raggiunto e scatta quando una attività professionale diventa abituale e continuativa nel tempo. Se ad esempio realizzi testi per testate giornalistiche e lo fai esclusivamente nel tempo libero o nel fine settimana, due volte al mese, anche se superi i € 5.000 euro non avrai obbligo di Partita IVA. L’attività esercitata non è abituale, ed in questo non influisce il volume dei tuoi compensi. Al massimo se superi di € 5.000 dovrai iscriverti alla Gestione separata INPS e versare i contributi. Se, invece, l’attività di scrittura viene svolta tutti i fine settimana dell’anno, o anche durante la settimana, ecco che c’è una continuità dell’attività nell’anno. A questo punto, sempre indipendentemente dal compenso percepito vi è obbligo di operare con Partita IVA.
E allora come faccio a capire?
La tua posizione va analizzata con l’ausilio di un esperto. Non esiste infatti un metodo di giudizio unico per determinare se vi è obbligo o comunque convenienza ad operare con la Partita IVA. Per questo motivo un consulto può aiutarti ad evitare di commettere errori, che in caso di accertamenti si pagano cari.
Ricorda sempre che l’eventuale mancata apertura della Partita IVA è sempre una tua responsabilità. L’Agenzia delle Entrate se riscontra violazioni potrebbero contestarti e richiederti il versamento dell’IVA. Quindi attenzione!
Per cercare di aiutarti ho realizzato una bozza di contratto di lavoro occasionale e di ricevuta che potrai richiedere durante il tuo freebie.
Lucia - Commercialista e CEO di LadiesLab Group
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